Caro Kalillo,
Quindi il passo permettendo più modi di tradurre lascia al traduttore la libertà di decidere il senso del ragionamento dell’apostolo, giusto?
Il problema è quello che abbiamo spesso discusso con altri utenti, cioè quello del
contesto antropologico. Io come regola generale direi che se Paolo avesse scelto di utilizzare una concezione antropologica di fatto differente da quella tradizionalmente da lui accettata non avrebbe
scelto (o avrebbe evitato) una forma
ambigua, e questo proprio nell'intento di
evitare ogni ambiguità, perché il lettore comune avrebbe comunque letto il passo in base al concetto tradizionale.
E di conseguenza chi crede in un corpo/anima traduce in modo che la scelta rimanga su vivere o morire. Ma morire, non per attendere la risurrezione alla Parousia di Cristo ma di essere con lui subito, sottintendendo un’anima immortale
Beh, anche ammettendo che Paolo pensasse di andare immediatamente con Cristo, l'idea di "anima immortale" rimane sempre un'inferenza dottrinale, visto che qui Paolo non accenna minimamente alla sopravvivenza della sua
psychè, anzi, in Filippesi egli usa psyche sempre nel senso biblico di "persona" o "vita" (1,27; 2,19; 2,30). Troverei strano che Paolo, in pochi versetti, passasse da una concezione antropologica all'altra con tanta nonchalance.
Capite perché per me è importante la parola “ma”? A mio avviso è essenziale per capire realmente il senso del versetto e per dimostrare la correttezza della nostra esegesi dei versetti presi in esame.
Si, hai ragione, ma la grammatica comunque permette i due significati, quello indicante un contrasto oppure una specificazione, il problema per i traduttori è il senso da dare a quel sostantivo
analỳsai ("liberazione") che può essere inteso tanto come la morte immediata che come la liberazione escatologica (dell'apostolo o di Cristo). Certo la ND con quel "partire da questa
tenda" a me pare poco corretta, inutile dire che ritengo la ND una pessima traduzione.
Shalom
[Modificato da barnabino 21/06/2013 23:48]
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